consumato il primo Indian dish in una stagnola raccapricciata, ancora fame, ancora voglia di ammazzare il vecchio francese che mi sta davanti e che non ha capito che il vero verso del sediolino ha un angolo di schienale minore di 120 gradi, ancora voglia di giocare a boccacce con la prima piccola Indiana di questo viaggio.
mi chiedevano, pochi giorni fa, se potessi scegliere di vivere tra una mia settimana nel futuro e rivivere una nel mio passato cosa sceglierei. ora sono convinto: il passato. un passato andato, lontano, scordato. quando non si capiva bene e nel dubbio si rideva. quando si compravano le lettere un mese dopo l’altro ma comunque si voleva tanto parlare, quando non esisteva camminare e bisognava sempre correre, perche’ il tuo baricentro era sempre un passo avanti. prima che si iniziasse a mentire alla gioia della scoperta che ti lasciava a bocca aperta e ti faceva credulone, bamboccio, vittima dei grandi. prima che si chiarificasse, calcificandoti le guance la bocca e la fronte, quella voglia di non essere piú prima, non essere piu’ ed invece voler essere, voler essere grande di fronte i grandi, piu’ grande ancora e poi ancora.
dicono che l’ uomo appena nato sia intonatissimo, perche’ altrimenti non si spiegherebbe come farebbe a tirare fuori quelle centinaia di urli ogni giorni senza perdere la voce. dicono che l’uomo appena nato nuota come una lontra o un pinguino, perche’ quello e’proprio il suo luogo naturale. dicono che l’uomo appena nato sia piccolo e scemo, che l’uomo piccolo non capisce e ci vuole il grande a battergli la strada da percorrere. dicono che l’uomo piccolo poi alla fine non sia proprio uomo, ma una resistenza della natura alle obiezioni del cervello “eletto”, e dicono anche che fino a quando in un popolo e’ ben presente questa resistenza c’è la speranza che non si finisca male. dicono…
mi chiedevano, pochi giorni fa, se potessi scegliere di vivere tra una mia settimana nel futuro e rivivere una nel mio passato cosa sceglierei. ora sono convinto: il passato. un passato andato, lontano, scordato. quando non si capiva bene e nel dubbio si rideva. quando si compravano le lettere un mese dopo l’altro ma comunque si voleva tanto parlare, quando non esisteva camminare e bisognava sempre correre, perche’ il tuo baricentro era sempre un passo avanti. prima che si iniziasse a mentire alla gioia della scoperta che ti lasciava a bocca aperta e ti faceva credulone, bamboccio, vittima dei grandi. prima che si chiarificasse, calcificandoti le guance la bocca e la fronte, quella voglia di non essere piú prima, non essere piu’ ed invece voler essere, voler essere grande di fronte i grandi, piu’ grande ancora e poi ancora.
dicono che l’ uomo appena nato sia intonatissimo, perche’ altrimenti non si spiegherebbe come farebbe a tirare fuori quelle centinaia di urli ogni giorni senza perdere la voce. dicono che l’uomo appena nato nuota come una lontra o un pinguino, perche’ quello e’proprio il suo luogo naturale. dicono che l’uomo appena nato sia piccolo e scemo, che l’uomo piccolo non capisce e ci vuole il grande a battergli la strada da percorrere. dicono che l’uomo piccolo poi alla fine non sia proprio uomo, ma una resistenza della natura alle obiezioni del cervello “eletto”, e dicono anche che fino a quando in un popolo e’ ben presente questa resistenza c’è la speranza che non si finisca male. dicono…
1 commento:
hai visto degli artisti di strada che riproducevano il kamasutra, per la gioia dei passanti?
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